I violenti tafferugli, provocati da nuove dimostrazioni contro
la caserma dei carabinieri, si sono protratti fino all'una di
stanotte
Tra i feriti otto appartenenti alle forze dell'ordine
Gli
arrestati tradotti alle carceri di Poggioreale.
Questa
notte, poco prima dell'una, nuovi incidenti si
sono verificati a Torre del Greco tra
dimostranti e forze dell'ordine. Al termine del tafferugli una
ventina di persone, otto delle quali sono carabinieri, sono rimaste ferite o
contuse. Fin dalle 22, dopo che la situazione sembrava essere divenuta
completamente calma una folla numerosa tornava a radunarsi dinanzi alla caserma dei carabinieri di Torre del Greco
dove si era recata una commissione di
parlamentari e assessori comunali della città per chiedere al questore ed al colonnello
dell'Arma, De Maria, il rilascio dei fermati.
La commissione riusciva ad ottenere però la revoca del «fermo» soltanto nel
confronti di quattro dimostranti di minore età. A carico degli altri vi erano
infatti elementi tali da non poter derogare dal mantenimento del provvedimento.
Quando ciò è stato appreso dalla folla, alcune
persone hanno cominciato a lanciare contro la caserma sassi che
hanno mandato in frantumi dei vetri, mentre altri dimostranti premevano contro
il portone. Ne sono derivati tafferugli,
al termine dei quali, come si è detto, si sono contati altri venti contusi o
feriti. Una sessantina di persone sono state fermate ed avviate al carcere di
Poggloreale. Poco dopo giungeva sul posto il Procuratore capo della Repubblica
dott. Greco.
L'azione della polizia
Dopo i nuovi incidenti di stanotte, permane tra i marittimi un vivo stato di
agitazione. La situazione non è stata ancora completamente ristabilita e le
forze dell'ordine, al comando del questore Musco e del colonnello Fiore,
comandante della Legione dei carabinieri, stazionano ancora nella cittadina
presidiando le strade e gli uffici pubblici per prevenire eventuali altri
disordini. La popolazione locale è per la maggior parte rinchiusa nelle case. I
negozi stamane non hanno ancora riaperto. Una delegazione di parlamentari
comunisti, composta dei senatori Mario Palermo, Giovanni Bertoli e dei deputati
Giorgio Napolitano e Massimo Caprara, ha chiesto al prefetto Sergio Spastano di
far ritirare i reparti di polizia da Torre del Greco, e di rilasciare i molti
fermati, che ammontano ora a un centinaio. Essa ha poi protestato per le azioni
del carabinieri e della Celere che, insieme all'impiego di candelotti e delle
bombe lacrimogene, avrebbero fatto uso di bombe d'assalto, di gravissimo
effetto. Sempre secondo i suddetti parlamentari, per di più, non si sarebbe
sparato in aria, ma sulla gente, precisamente su, quella che poi era la più
estranea ai disordini, perché affacciata a balconi e finestre.
E' stato risposto che le bombe impiegate in quantità ridotta hanno dovuto
essere lanciate a titolo di monito, prima che la testa del corteo attraversasse
la piazzetta di Santa Maria di Costantinopoli, avventandosi contro gli esigui
reparti schierati in difesa della caserma dove hanno sede il comando e gli
uffici della tenenza della Benemerita. In quanto all'uso delle armi da fuoco,
esso è stato regolato in modo del tutto innocuo ha risposto il Prefetto —
essendosi i reparti limitati a sparare in aria a titolo di avvertimento, per
quanti, o dalla strada o dall'alto dei palazzi, lanciavano sulle forze
impegnate nel ristabilire l'ordine sassi, e soprattutto quelle «bottiglie
Molotov» — cioè bottiglie riempite a metà di benzina e poi scagliate, accese —
di cui i manifestanti hanno fatto cosi abbondante uso, servendosene, fra
l'altro, per incendiare i quattro automezzi. Infatti al camion dei carabinieri
appartenente al Gruppo Mobile, sopraggiunto dalla caserma di via Michelangelo
Schipa, e al carro-attrezzi dei vigili del fuoco, venuto da Torre Annunziata
per circoscrivere e spegnere le fiamme che si levavano dagli automezzi ridotti
a un mucchio di contorta ferraglia, devono aggiungersi non una sola — come ieri
pareva — ma due camionette della «Celere» fermatesi incautamente in un punto
dove maggiormente la folla tumultuava. In quelle condizioni, non volendo le
guardie ricorrere alle armi, era inevitabile che fossero letteralmente
strappate dalle camionette e colpite con una tempesta di pugni e calci, venendo
costrette a fuggire precipitosamente con le uniformi ridotte a brandelli.
La posizione dei «fermati»
Naturalmente la richiesta dei comunisti di fare allontanare le forze di
polizia, non ha potuto essere soddisfatta. Ad evitare ciò che è accaduto ieri
con ben tredici ore di manifestazioni giunte a proporzioni cosi drammatiche,
anche per il fatto che le autorità periferiche locali non hanno saputo valutare
quanto andava maturando, rivolgendosi troppo tardi alla Questura e ai Comandi
di Gruppo e di Legione, i contingenti rimarranno a Torre del Greco e vi
stazioneranno fino a nuovo ordine. Circa poi i fermi, essi per settanta persone
sono stati trasformati in arresto e i dimostranti colpiti da regolare mandato
di cattura si trovano sin dall'alba nelle carceri di Poggioreale. La posizione
degli altri viene vagliata caso per caso. Ecco ora l'esatto svolgimento dei
fatti di stanotte. Nonostante che sin dal tardo pomeriggio le forze inviate a
Torre del Greco dalla questura e dal comando di Legione, fossero ormai
sufficienti a fronteggiare la situazione (e per renderle tali si dovette
accorrere alla mobilitazione perfino degli allievi della Scuola di Polizia a
Caserta), i più eccitati fra i dimostranti riuscirono lo stesso a organizzare
una ennesima manifestazione, sollecitando, inoltre, varie personalità perché
intervenissero presso le autorità di polizia per far rilasciare tutti i
«fermati». Questi erano in un primo tempo una trentina. E che le loro
responsabilità fossero vagliate appariva dal rilascio di quattordici di esse,
avvenuto già prima delle ore 23. Comunque si erano recati in caserma, per fare
opera di pacificazione, il sottosegretario Domenico Colasanto e l'on.
Baldassarre Armato, entrambi noti sindacalisti DC, gli ex sindaci di Torre del
Greco Leonardo Mazza (fratello del sottosegretario alla presidenza Crescenzo) e
Francesco Coscia, il senatore Mario Palermo e i deputati Giorgio Napolitano e
Massimo Caprara. L'unica condizione posta dal prefetto per prendere in benevolo
esame le richieste dei dimostranti era che essi si sciogliessero, sgombrando
completamente la piazzetta di Santa Maria di Costantinopoli, antistante la
caserma, e rientrassero tranquillamente nelle loro case.
Una fitta sassaiola
Mentre la commissione — in cui vi erano anche i parlamentari comunisti — usciva
dalla caserma per recarsi in municipio e ricevere una delegazione dei
manifestanti informandola del risultato ottenuto, dalla folla — che i
responsabili del servizio d'ordine avevano avuto il torto di far giungere
nuovamente fino là, nonostante il superamento della crisi numerica dei reparti
di polizia — partiva una fitta sassaiola. Grosse, aguzze pietre ferivano
l'ex-sindaco Coscia, che per una mutilazione di guerra, è privo della gamba
destra. Un altro esponente locale, il prof. Domenico Della Gatta, veniva preso
a bastonate. Sassi colpivano alcuni, carabinieri.
Di qui la scintilla che faceva, riavvampare l'incendio. La truppa caricava con
estrema energia e venivano fatti numerosi arresti. Il Procuratore della
Repubblica Raffaele Greco, il questore Giuseppe Musco e il generale del
carabinieri Manlio Pompei, sono stati a Torre del Greco fino all'alba. Come per
i responsabili della «rivolta delle patate» a Martellano, anche gli arrestati a
Torre del Greco saranno processati con iI rito direttissimo. Le imputazioni
sono: adunate sediziosa, resistenza violenta, oltraggio, blocco, distruzione
di automezzi dello Stato, spari, porto abusivo d'armi e lesioni."
